ESISTEVA ED ESISTE TUTTORA LA RUOTA DEGLI ESPOSTI
Quanti bimbi, giri nel cilindro, vagiti e squilli di campanella per avvertire del nuovo arrivo le suore dell'istituto.
A Padova la Ruota degli Esposti, attiva fra il 1847 e il 1888, era un cilindro di legno girevole aperto su due lati e collocato nella chiesa di via Ognissanti. Nella chiesa, nel quartiere del Portello, lontano dalla strada, s'installo infatti l'istituto degli Esposti. In passato la struttura di via Ognissanti era stata uno xenodochio, un posta di accoglienza per chi viaggiava sulla strada che collegava Patavium e Altinum (localizzata nell'attuale
Quarto d'Altino, in provincia di Venezia), area abitata in età paleoveneta. Al suo interno ce una targa del consiglio di quartiere del centro storico che ricorda l'esistenza della Ruota nel piccolo sagrato della chiesa: «Qui cesso nel1888 la caritatevole opera della Ruota degli Esposti per neonati abbandonati, restaurata nel1988 a memoria storica». Protetta da una lastra di vetro con un'inferriata che la tiene lontana dal mondo,
riporta una scritta: «Pater meus et mater mea derelinquerunt me / Dominus autem assumpsit me» - salmo XXVI. Il padre e mia madre mi hanno abbandonato, rna il Signore mi ha raccolto': La sua soppressione fu dovuta al "marchio" sociale che restava impresso ai piccoli lasciati agli Esposti. quello di figli di nessuno affidati alla pubblica carità.
La sua funzione sodale di grande importanza si fa sentire la soglia di povertà si abbassa e il fenomeno dell'abbandono aumenta. Una tale fase è stata attraversata negli anni, dopo la prima guerra mondiale e fino ai Sessanta, ed è tornata di stretta attualità oggigiorno per la crisi finanziaria globale. E allora la Ruota, o una sorta di surrogato, è stata ripristinata. Singolare in tal senso la vicenda di una famiglia che abitava proprio di
fronte alla chiesa. Durante il 1931, anno in cui molti bambini morivano di polmonite, di fame, disidratati o con il tifo, alla porta dei coniugi Emilia e Vittorio Eutemio Bolzan iniziarono a bussare giovani donne, e i due si ritrovarono, fra il 1931 e il 1970, ad accogliere trentasei neonati.
Nel 1947 quando una giovane donna busso alla porta della famiglia, teneva in braccio una bimba che diceva d'aver registrato e battezzato. Emilia e Vittorio avevano già tre figli e una quarta in arrivo, non erano ricchi, lui era un artigiano che lucidava l'argento, lei arrotondava come stiratrice. Cercarono di resistere, di non accettare un'altra bimba, ma finirono invece per adottarla. Una storia toccante, quella dei Bolzan; e dunque
furono loro a prendere il testimone dell'opera iniziata con la Ruota degli Esposti. Si arrabattavano fra panni da lavare e bocche da sfamare per le quali veniva assegnato loro un litro di latte al giorno. Lo fecero finche poterono. A metà degli anni Settanta morirono entrambi, e in memoria loro dal 2012 c'e una targa in via Ognissanti. E, proprio nell'anno della targa ai Bolzan, ricompare a Padova la Ruota degli Esposti. Visto
l'aumento, fra il1997 e il 2011, degli abbandoni, l'ospedale si e fatto promotore di una iniziativa che riporta in città una nuova ruota. Considerato che per ogni bambino salvato, lasciato per strada o da solo ne muoiono nove, il nido dell'azienda Ospedaliera ha abbracciato con entusiasmo il progetto. Dopo Napoli, Varese e Parma, dove sono state sistemate negli ospedali, nella città del Santo è stata inaugurata una culla donata
al complesso di via Giustiniani. Una sorta d'incubatrice, mantenuta a ventidue gradi tutto l'anno, che si affaccia su via San Massimo. La Ruota degli Esposti ha funzionato in Europa per quasi sette secoli e mezzo; del resto il fenomeno dell'esposto, del "neonato abbandonato": esiste fin dalle pili antiche civiltà; comune a tutti i popoli, dall'Egitto alle Indie, dai cartaginesi ai persiani: i figli indesiderati, illegittimi, venivano abbandonati.
Gli ebrei ne prevedevano l'abbandono 0 la vendita perche era vietato ucciderli. I greci e i romani autorizzavano pure l'infanticidio. II padre che non voleva riconoscere il neonato, infatti, lo sollevava da terra, da cui pare derivi il verba "allevare': e to mandava alIa columna lactaria, di modo che fosse esposto al
pubblico dove sarebbe morto di fame o cresciuto come schiavo. Cosi il termine "esposizione" diviene sinonimo di abbandono.
Secondo alcuni storici la sorte degli esposti, oltre alla morte per fame e alla schiavitù, poteva percorrere anche la via del sacrificio propiziatorio in favore degli dei, o c'era anche la possibilità che fossero dati in pasto alle fiere o storpiati a fini speculativi. L'imperatore Augusto in una nota esclamazione diceva: «Per gli esposti sia gioia la morte e sia supplizio la vita», come ricorda Decio Albini, in I:evoluzione dei brefotrofi
(Roma, 1919). Tempi di grandi crudezze, in cui il padre si liberava di figli non graditi e la società di neonati in eccesso, o bisognosi di cure. Grazie alle ruote ai bambini pili sfortunati veniva data una possibilità.
Il progetto di Vincenzo Scamozzi per iI complesso di Ognissanti. |
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